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Passeggiate nel Parco Nazionale della Majella: quando la montagna racconta storie

Cari amici locandieri,

Se chiudi gli occhi e pensi all’Abruzzo, il mare Adriatico è il primo che arriva a bussare ai ricordi: sabbia tiepida, ombrelloni e il ritmo lento delle onde. Ma basta voltarsi verso l’interno per scoprire un volto diverso, quello fatto di rocce antiche, boschi infiniti e sentieri che si arrampicano verso il cielo. È il Parco Nazionale della Majella, un luogo che i locali chiamano la montagna madre, e non a caso: qui la natura non è un semplice sfondo, ma una vera protagonista.

Sentieri che profumano di silenzio e leggende

Camminare in Majella non è mai solo “fare una passeggiata”. È come entrare in un libro scritto con la penna del vento e dell’acqua. Ci sono percorsi adatti a tutti: dal Sentiero dello Spirito, che porta all’eremo di San Bartolomeo in Legio — scavato nella roccia come se un gigante avesse deciso di scolpire una chiesa sospesa —, fino ai cammini più lunghi, come quelli che portano in quota, verso il Monte Amaro, il punto più alto dell’Appennino centrale dopo il Gran Sasso.

Ogni sentiero ha il suo carattere: alcuni sono morbidi, con boschi di faggi che sembrano corridoi verdi; altri invece più severi, pietrosi, dove l’aria si fa sottile e il passo più lento. Ma in tutti, prima o poi, arriva quel momento in cui ti fermi, sollevi lo sguardo e pensi: “Ecco, questo è l’Abruzzo che non dimenticherò”.

Gli incontri lungo il cammino

Se sei fortunato, potresti incrociare il passo di un camoscio appenninico, agile e silenzioso come un’ombra tra le rocce. Oppure potresti scorgere in lontananza il volo ampio dell’aquila reale, che volteggia alta come a ricordarti che qui sei ospite, non padrone. Nei boschi, il fruscio delle foglie potrebbe rivelare la presenza di un capriolo, o la corsa improvvisa di una lepre.

E poi ci sono gli incontri meno attesi ma non meno suggestivi: il profumo intenso delle ginestre in fiore, i tappeti di orchidee selvatiche in primavera, i licheni che si aggrappano agli alberi come piccole mappe di mondi in miniatura. Persino il vento, qui, sembra avere una voce più chiara: sussurra, fischia, a volte racconta.

Attività che fanno bene all’anima

Il Parco della Majella non è solo un paradiso per gli escursionisti. È anche il luogo perfetto per chi cerca attività più lente e contemplative: osservazione della fauna, laboratori naturalistici per i bambini, visite agli eremi celestiniani nascosti tra gole e pareti di pietra. C’è chi sceglie le passeggiate a cavallo, chi si lascia guidare da un botanico per riconoscere erbe officinali e fiori selvatici, chi pedala tra i sentieri in mountain bike.

Ogni attività ha lo stesso effetto: ti spoglia del rumore quotidiano e ti regala la sensazione di aver toccato qualcosa di autentico. Perché la Majella non ti accoglie mai come turista, ma come pellegrino della natura.

Un aneddoto che resta nel cuore

Ricordo un anziano signore incontrato una volta su un sentiero poco lontano da Roccamorice. Portava con sé un bastone di legno e camminava con calma, come chi ha fatto della montagna la sua compagna di vita. Mi disse: “In Majella, se ascolti bene, ogni pietra ha una storia. Basta sedersi e lasciarla parlare.”
Aveva ragione. Bastano pochi minuti seduti su un masso, con il sole che filtra tra i rami, per sentire che qui il tempo non corre: respira.

Dopo la montagna, il mare a tavola

E quando i passi si fanno più lenti e le gambe reclamano riposo, ecco che scatta la parte più bella: tornare a valle e ritrovare la convivialità. Perché il bello dell’Abruzzo è proprio questo: in meno di un’ora passi dal silenzio delle cime al profumo del mare. E quale modo migliore di chiudere la giornata se non con una cena in terrazza da noi, alla Taverna Ferretti?

Immagina: ti siedi, il cielo sopra Silvi si accende di colori che ricordano quelli visti in montagna, e davanti a te arriva un piatto di pesce fresco. Ogni boccone è il perfetto contrappunto a quel cammino tra boschi e vette. È come unire due anime dell’Abruzzo in un’unica esperienza: la montagna che ti ha fatto respirare a pieni polmoni e il mare che adesso ti fa assaporare la vita.

Dopo la montagna, il mare a tavola

E quando i passi si fanno più lenti e le gambe reclamano riposo, ecco che scatta la parte più bella: tornare a valle e ritrovare la convivialità. Perché il bello dell’Abruzzo è proprio questo: in meno di un’ora passi dal silenzio delle cime al profumo del mare. E quale modo migliore di chiudere la giornata se non con una cena in terrazza da noi, alla Taverna Ferretti?

Immagina: ti siedi, il cielo sopra Silvi si accende di colori che ricordano quelli visti in montagna, e davanti a te arriva un piatto di pesce fresco. Ogni boccone è il perfetto contrappunto a quel cammino tra boschi e vette. È come unire due anime dell’Abruzzo in un’unica esperienza: la montagna che ti ha fatto respirare a pieni polmoni e il mare che adesso ti fa assaporare la vita.

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